LA QUINTA STAGIONE / II EDIZIONE
Collettiva d'arte contemporanea
a cura di Benedetta Spagnuolo
LA QUINTA STAGIONE - II Edizione
Collettiva d’Arte Contemporanea
A cura di Benedetta Spagnuolo
10 - 17 Dicembre 2022
Opening: Venerdì 9 Dicembre H. 18:00 + Live music performance
Cisterna di Santa Maria di Castello, via Santa Maria di Castello, 27 - Genova
Tutti i giorni H. 16:00 - 19:00 - Mattina su appuntamento
Videoproiezioni dalle H. 18:00
Ingresso libero
Organizzazione: ARTISTI ITALIANI - arti visive e promozione
Patrocinio: Regione Liguria
Media partners: GOA Magazine e InfoGenova
L’arte non si arrende all’emergenza mondiale (pandemia, guerra e cambiamento climatico), anzi scatena in realtà nuove idee e suggestioni. Per questo cambiamento bisogna pensare anche a una nuova rinascita e così la curatrice Benedetta Spagnuolo ha ideato per il suo progetto espositivo una tematica e un titolo che emanano esattamente il senso di ripresa e di rifioritura: La Quinta Stagione.
Venerdì 9 Dicembre alle ore 18:00 inaugura la seconda edizione della Collettiva d’arte contemporanea La Quinta Stagione alla Cisterna di Santa Maria di Castello a Genova, organizzata da ARTISTI ITALIANI - arti visive e promozione, con il patrocinio della Regione Liguria e le redazioni GOA Magazine e InfoGenova come media partners.
La mostra rimarrà aperta tutti i giorni dalle 16:00 alle 19:00 fino al 17 Dicembre. Opere di artisti italiani e stranieri (fotografia, video, installazione, pittura, grafica) e musica (elettronica e interazioni ibride) troveranno collocazione in una suggestiva e storica location del IX secolo a Genova.
La Quinta Stagione nasce dall’esigenza, prima del curatore e poi dell’artista, di creare un mondo utopico “non fatto” di stagioni, “non composto” da tempo, “non gestito” dallo spazio; un mondo personale, un periodo ipotetico nel quale non esiste né il freddo né il caldo, dove non c’è temperatura né tempo.
Questa Quinta Stagione cancella le stagioni dell’anno e della vita e i periodi che non ci fanno sentire parte integrante del mondo; nasce come desiderio di creare dentro di noi una presunta vita sospesa da giudizi e fatta solo d’istinto e gioia di vivere.
In un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, la nostra urgenza è proprio di fuggire al di là di questo lasso di tempo per poterci rifugiare “oltre” e avvicinarci sempre di più a una dimensione personale e utopica. Si crea così un nuovo assetto politico, sociale o religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come modello ideale; ecco perché nasce La Quinta Stagione, per un sano ed egoistico benessere individuale.
L’artista espone dunque una vera e propria rinascita di se stesso, circondato da elementi non solo naturali ma anche surreali; ciò che conta è che sia parte integrante di questo mondo ipotizzato, che esso sia fatto di elementi reali o immaginari.
Siamo abituati a considerare le stagioni secondo la loro classica suddivisione astronomica, cioè come l’intervallo di tempo che passa tra un equinozio e un solstizio, e si distinguono quindi quattro stagioni: primavera, estate, autunno e inverno. Dobbiamo pensare invece alla Quinta Stagione come a un periodo in fase a-temporale, la cui durata è del tutto soggettiva.
Molti hanno citato il concetto di quinta stagione: lo ha fatto, per esempio, la cantautrice Cristina Donà nel suo quinto album del 2007; e lo hanno fatto i registi Peter Brosens e Jessica Woodworth nel 2012, con il loro omonimo film in lingua originale, La Cinquième Saison.
Nel caso di Cristina Donà, l’idea dell’album viene dalla medicina tradizionale cinese, secondo la quale la quinta stagione è il periodo intermedio tra le stagioni: un momento di passaggio durante il quale corpo e spirito si preparano al cambiamento. È intorno al concetto di “preparazione” all’eventualità di dover affrontare un momento duro che ruotano i brani della cantautrice.
Il film La Cinquième Saison, invece, tratta di una misteriosa calamità che colpisce un remoto villaggio belga nelle Ardenne: è sempre inverno, la primavera si rifiuta di arrivare, gli alberi cominciano a cadere, la terra diventa arida e le provviste scarseggiano. Il ciclo della natura è sconvolto, la natura prende il sopravvento provocando l’implosione della piccola comunità.
In questo film si percepisce il lato oscuro e oscurato della relazione dell’uomo con la natura durante le quattro stagioni e la quinta stagione è rappresentata in questo caso dal periodo in cui la natura, se pur immobile, riprende il comando.
In entrambi i casi, la quinta stagione è intesa come intervallo volto a finire, nel quale il tempo e lo spazio esistono concretamente; esattamente il contrario rispetto al nostro caso.
La “nostra” Quinta Stagione è soltanto nostra e singolare, percepita solo attraverso gli occhi e ingoiata in un vortice interiore; in questo caso l’artista ha il coraggio di mostrare e rappresentare il “non concreto”.
È una sfida tra il mondo tangibile e il mondo interiore, dal quale ciò che emerge è solamente la nostra…. Quinta Stagione.
Benedetta Spagnuolo
Artisti:
Pinuccia Alì, Alìta (Rita Santanatoglia), Lubna Barkawi, Simona Bramati, Adriana Civitarese, Eleonora Deligio, Katharina Eisenberg, Serene Hui, Ilaria Fornari, Sabrina Loi, Valerio Murri, Silvia Pazzola, Federico Pisciotta, Giovanna Sposato, Rita Tondo, Bobby Yu Shuk Pui
Live music performance:
Stefano Bertoli: Live Electronics
Antonella Suella: Soprano
Erica Volta: Arpa Bardica
Lenia Louka: Tastiere
LOCATION: SALA ESPOSITIVA LA CISTERNA
COMPLESSO MONUMENTALE DI S.M. DI CASTELLO - GENOVA
La Cisterna di Santa Maria di Castello si trova all’interno di un grosso complesso conventuale costituito dalla Chiesa di Santa Maria di Castello, dal Convento e dai Chiostri, un insieme vasto di volumi che si sviluppa a ridosso della zona portuale del Molo e che occupa la sommità di un’area collinare di antichissimo insediamento: la presenza stratificata di fortificazioni preromane, romane e bizantine, fino all’edificazione, fra i secoli IX e X, del palazzo vescovile, connotò quest’area come sede del potere militare e religioso.
La Cisterna si trova, nello specifico, sotto il terzo chiostro, all’epoca serviva per la raccolta d’acqua piovana di cui era dotato il convento, oggi trasformata proprio in un salone per eventi e mostre d’arte. La cisterna risale al IX secolo ed è stata realizzata con materiali di recupero, come testimoniano frammenti di colonne romane.
La Chiesa
L’attuale edificio di Santa Maria di Castello è la basilica romanica a tre navate con transetto e tre absidi edificata nel primo quarto del XII secolo ad opera di maestranze antelamiche. L’aspetto primitivo della chiesa è stato in parte alterato dalle ristrutturazioni dei secoli XV e XVI.
Il prospetto, tripartito da lesene e coronato da archetti pensili, ha il suo unico elemento decorativo nel portale centrale che utilizza come architrave una cornice romana del III secolo d. C. con foglie e grifi.
Le navate, già coperte a capriate lignee, furono voltate intorno al 1468 con crociere a costoloni, di sezione semicircolare per quella centrale e di sezione quadrata per le laterali. Dieci colonne e quindici capitelli sono di reimpiego e risalgono al III secolo d. C.
Il transetto si presenta ancora con le volte originali poggiate su pilastri. Alla seconda metà del XV secolo è databile la costruzione delle cinque cappelle della navata sinistra, mentre le cinque di destra risalgono al XVI secolo. Il pavimento della chiesa fu abbassato al livello attuale alla fine del XVI secolo. Sul braccio sinistro del transetto si inserisce il campanile romanico.
Le absidi laterali hanno subito interventi tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo ed hanno perso sia all’interno che all’esterno il loro carattere primitivo. Quella centrale, ingrandita e prolungata in due riprese, è stata adattata a contenere un grande coro.
La sua copertura e la cupola, nella veduta dall’alto della torre Embriaci o dai palazzi soprastanti, danno oggi a Santa Maria di Castello un aspetto illusorio di chiesa cinquecentesca.
Convento e Chiostri
Il convento adiacente alla chiesa si sviluppa intorno a tre chiostri. Il primo e il secondo chiostro vennero sopraelevati nell'Ottocento per costruirvi delle abitazioni, nel periodo in cui il convento fu espropriato dallo Stato. Nel primo chiostro, costruito tra 1445 ed il 1452, si trovavano i locali di servizio del convento (refettorio, cucina, infermeria e al piano superiore i dormitori).
Il secondo chiostro, coevo al primo, fu costruito sulle fondamenta di preesistenti case medievali acquisite dai Domenicani. Ospitava la sala capitolare, la biblioteca, la spezieria e i parlatori. Restaurato negli anni sessanta del Novecento, è formato da un porticato a piano terreno su due lati e due loggiati ai piani superiori, la cui ricca decorazione, patrocinata dalla famiglia Grimaldi-Oliva, rappresenta uno straordinario esempio di pittura genovese del Quattrocento. È quello più conosciuto perché la loggia al primo piano conserva la celebre pittura murale dell'Annunciazione.
Il terzo chiostro, più piccolo dei precedenti, fu costruito tra il 1492 ed il 1513, oggi è inglobato in una residenza universitaria, per cui non è visitabile; sotto di esso è presente invece la già descritta cisterna.
Del complesso faceva parte un altro chiostro, più antico dei precedenti, quello della collegiata, risalente all'XI secolo, oggi divenuto il cortile interno di un caseggiato adiacente alla chiesa.